Questa è la storia di un incontro del tutto fortuito e inaspettato. Avvenuto in una rovente domenica di Agosto, appena dopo pranzo, quando si sfoglia Instagram con il solo desiderio di spegnere in fretta il cervello e scivolare nel sonno pomeridiano.
Ero “tanto così” dalla meta quando sullo schermo sono comparse quelle due parole tanto famigliari se disgiunte quanto illuminanti se unite in maniera così inedita: Lusso Gentile.
Un abbinamento talmente fertile di suggestioni da riaccendere improvvisamente il cervello e non farlo più fermare, “ecchisenefrega” del sonno pomeridiano.Mettere ordine nel vortice di intuizioni, ispirazioni e idee innescato da quell’incontro ha richiesto diversi giorni e ancora oggi, a distanza di qualche mese, questo fiume creativo è ancora in piena. Eggià, perché quello del Lusso Gentile è un concetto talmente “controintuitivo” da richiedere non poco lavoro per essere elaborato e ordinato.
Voglio partire dalla gentilezza, perché a mio modo di vedere nella felice espressione proposta da Gianluca e Giampaolo è proprio questa a giocare il ruolo chiave. Per qualche ragione che mi è al momento ignota, a un certo punto della trasformazione della società la gentilezza ha assunto un valore squisitamente formale. Pur con qualche nobile eccezione, l’unità di misura della gentilezza da parte delle persone è diventata “il modo”: il modo in cui si saluta, il modo in cui ci si rivolge agli altri, i “grazie”, “prego”, “scusi”, “posso?”, “le dispiace?”, il sorriso giusto al momento giusto e così via. Tutte forme importanti per una sana convivenza civile, intendiamoci, ma molto lontane dall’essenza vera della gentilezza.
Questo approccio formale va a braccetto da tempo con una “via” alla gentilezza che mi sento di definire di matrice “economica” e che ha il suo apice nell’espressione: “Essere gentili non costa nulla”. A mio modo di vedere difficilmente si può incontrare una frase più volgare e triste.
E più lontana da quella che giudico essere l’essenza vera e più profonda della gentilezza: il rispetto verso sé stessi. La gentilezza, per come ritengo sia giusto viverla, è la massima espressione di attenzione e di dedizione che una persona può nutrire verso sé stessa, perché è la ricerca costante, incessante e per certi versi ossessionata di quella che gli americani definirebbero “my best me”, la versione migliore di me. E questa ricerca è tutt’altro che a buon mercato. Ha piuttosto un costo molto alto in termini di sforzo, di energie, di scelte quotidiane per decidere di prendere una strada piuttosto che un’altra. E questa gentilezza è legata in maniera diretta e a doppio filo con il rispetto che si ha di sé stessi, dal quale derivano di conseguenza comportamenti e attitudini verso gli altri. Comportamenti e attitudini che diventano così mezzo, e non più fine, della gentilezza. Assistiamo dunque ad un “ribaltamento” del paradigma al quale nel tempo ci siamo abituati e che sarebbe bene abbandonare in fretta.
C’è poi la seconda variabile dell’equazione: il Lusso.
Amato, contestato, bramato, rifiutato, ostentato o nascosto, il Lusso sembra per sua natura destinato a dividere più che a unire le persone. Ed è certamente così se nell’analisi ci si sofferma esclusivamente sul Lusso espresso attraverso gli oggetti in quanto affermazione visibile della propria capacità di spendere (o di indebitarsi). C’è chi autorevolmente sostiene che il Lusso non potrà mai essere gentile, proprio perché la sua natura più profonda è legata ad escludere e a marcare le differenze. E non vengono in aiuto i più autorevoli vocabolari della nostra lingua, che associano al lusso aggettivi come “ostentato”, “superfluo”, “eccessivo”, “voluttuario”.
Ma se dal piano materiale passiamo a quello valoriale, ecco allora che vediamo mutare enormemente il significato di Lusso, che si tramuta in relazione, apertura, solidità, etica.
Non ci può essere Lusso dove non c’è Bellezza. E non ci può essere Bellezza dove non c’è Gentilezza. Equazione lineare nei contenuti ma estremamente complessa da mettere in pratica. C’è dunque un sottile sottile filo d’acciaio che lega i modi in cui viviamo la Gentilezza e il Lusso, ed è rappresentato dalla Cultura. Non solo quella libresca e scolastica, ovviamente, ma la Cultura che parte dal rispetto di sé e dalla costante crescita personale per trovare poi declinazione nella quotidianità delle relazioni, degli affetti, della professione. Per questo mi sono convinto che “Lusso Gentile” possa rappresentare prima di tutto una rivoluzione culturale, che comincia dalla persona e alla persona torna dopo avere attraversato le mille componenti della vita di ognuno, dalla famiglia agli amici, dal lavoro al tempo libero fino a permeare l’ospitalità e le abitudini di consumo.
Una rivoluzione gentile che merita di essere guidata dall’esempio di chi del Lusso Gentile ha già fatto il proprio stile di vita.
Questo è il senso del personale contributo che voglio provare a dare a questo progetto: una prima serie di interviste, nella forma del podcast, a protagonisti del nostro Paese che da sempre declinano il Lusso Gentile nel loro settore di appartenenza. Moda, food, motori, nautica, design, cultura. Donne e uomini che attraverso la loro vita, prima ancora che con la loro professione, sono testimoni viventi della Cultura del Lusso Gentile e che con la propria testimonianza diretta possono aiutare a trasferire questa Cultura agli altri con più efficacia di quanto possano fare le parole che state leggendo.
È la forza dell’esempio che, più di ogni altra, ci può portare a ragionare sul significato, il valore e il ruolo che il Lusso Gentile dovrebbe e può avere nella vita di ogni persona. Di ogni italiano in particolare. Perché una cosa è certa: il Lusso Gentile è una delle massime espressioni del Genio, dello stile e dell’eleganza (non formale), dell’Italian Way of Life. Un’espressione che tendiamo a dare per scontata, perché abbiamo la fortuna di esserne permeati da sempre, ma che ci accorgiamo avere un valore inestimabile se facciamo appena lo sforzo di discostarci dalle abitudini consolidate e un po’ stanche della quotidianità. Confortevoli quanto si vuole, ma come lo può essere una gabbia dorata.
Buona rivoluzione, dunque. Purché sia Gentile.
Dei miei primi 46 anni, 25 li ho passati cercando di migliorare costantemente la cosa che da sempre mi viene più naturale, comunicare. Un’attitudine figlia di una serie di privilegi che la vita mi ha voluto riservare: una forte e innata curiosità (per mia mamma da piccolo ero “l’impiccione”), il DNA 100% romagnolo, essere cresciuto tra Rimini e Los Angeles, l’amore per i viaggi e la scelta di fare il giornalista free-lance per pagarmi gli studi in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Oggi faccio il libero professionista, condizione che mi permette di approfondire i settori più diversi, dalla finanza al food, dall’ospitalità al wellness, passando per lo sport, il real estate e il terzo settore. Le Olimpiadi di Torino 2006 ed Expo Milano 2015 sono due tra le esperienze di lavoro che non mi accompagneranno per sempre. Del Lusso amo il rapporto diretto con la Bellezza, mentre ne detesto l’ostentazione. Della Gentilezza amo la dimensione più intima, mentre detesto la retorica dei buoni sentimenti.
No comments