Accolgo, con amore

Gentili, in cucina.

«Avete un modo di fare differente».

Ecco cosa ci dicono i nostri ospiti. E hanno sicuramente ragione, nel senso che hanno colto un profondo cambiamento che ci siamo impegnati a perseguire nei rapporti interpersonali, nell’accoglienza degli ospiti ma anche nelle relazioni tra colleghi. Negli ultimi due anni, infatti, il mio lavoro di chef è uscito dal perimetro ristretto della cucina. Mi sono dedicato molto all’accoglienza in sala, ho speso energie nel riscrivere il nostro stile, il nostro modo di fare, per ripartire dalle buone maniere, dal garbo e dal calore con cui bisogna interagire con chi gravita nel nostro piccolo microcosmo: ospiti e clienti, certo, ma anche fornitori e personale. Ho acquisito una nuova consapevolezza, ho dato vita ad una vera rivoluzione mentale cambiando approccio e modo di vedere le cose, abitudini e comportamenti.

Quando si è sinceramente gentili, tutto è più facile.

Questo cambiamento è stato basilare per capire quanto siano fondamentali la condivisione, il confronto, la gentilezza che deve partire dalla “nostra pancia”. D’altra parte non si può essere gentili con gli altri se non lo siamo con noi stessi.
In cucina i toni sono pacati: non si urla, si parla con gli occhi. Educazione e rispetto sono alla base del nostro lavoro: un sorriso e una parola giusta creano affiatamento e fiducia, generano benessere condiviso. Il saluto è un elemento fondamentale per iniziare bena la giornata. Poi, cerco di dedicare al mio team più tempo possibile. Ogni momento donato a loro è un momento di crescita reciproca: il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo e concederlo a qualcuno è un grande gesto d’amore. Inoltre, farlo con disponibilità e senza far cascare le cose dall’alto è una dote rara che spero di aver appreso negli ultimi anni. Per fare questo, risulta necessario fare un lavoro importante di autoanalisi, guardandosi dentro e cercando di smussare quei lati che, a volte, possono inibire il percorso di crescita delle persone. Insomma, molto importanti sono le competenze che cerchiamo di trasmettere ma è altrettanto importante il modo in cui lo facciamo.

La gastronomia è l’arte di usare il cibo per creare felicità.

Theodore Zeldin

Il pranzo della domenica è diventato un momento significativo, un’occasione per stare bene insieme. Anche i turni di lavoro più flessibili e i ritmi più equi generano maggiore appagamento. Questo tipo di organizzazione non sarebbe possibile senza un percorso di formazione del team, un passaggio di competenze e di fiducia. Il lavoro diventa collaborazione e condivisione dei meriti, ricerca di stimoli e apprendimento. Ho imparato ad essere severo nel modo giusto, a esigere ma anche a spiegare e responsabilizzare.

Essere e dimostrarsi umani, tutti i giorni.


Questa generale armonia che parte da rapporti umani autentici, ha creato un’atmosfera gradevole, una serenità generale, un ambiente di lavoro motivante e compatto che anche l’ospite percepisce. Insomma, un nuovo modo di fare che ha subito portato dei risultati concreti: abbiamo ricevuto recensioni positive da parte dei nostri ospiti, che hanno notato e apprezzato il cambiamento. Sono stati colpiti dalla cordialità e dalla disponibilità del nostro team, dalla cura dei dettagli e dalla passione che mettiamo nel nostro lavoro. Questo ci ha reso orgogliosi e ci ha spinto a continuare su questa strada – l’unica forse davvero giusta per affrontare il prossimo futuro – cercando sempre di migliorare e di offrire un’esperienza gradevole ai nostri ospiti. Ad maiora!

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