Il lusso dell’accoglienza, una delle tematiche di questo meraviglioso progetto di cui sono orgogliosa e fiera di raccontare. Ma partiamo dal principio: sul vocabolario troviamo questa definizione: accògliere (poet. accòrre) v. tr. [lat. *accollĭgĕre, comp. di ad– e collĭgĕre «cogliere, raccogliere»] (coniug. come cogliere). – 1. a. Ricevere, e in partic. ricevere nella propria casa, ammettere nel proprio gruppo, temporaneamente o stabilmente; soprattutto con riguardo al modo, al sentimento, alle manifestazioni con cui si riceve.
Preferisco definirla “arte”, perchè proprio di questo si parla

Saper accogliere in maniera eccellente, entrando in empatia con i propri ospiti, mantenendo la giusta distanza e la perfetta vicinanza è una sensibilità che si sviluppa col tempo ma che fa parte in maniera imprescindibile del proprio essere. Bisogna essere volti e dediti all’arte dell’accoglienza, bisogna essere consapevoli di quanto questo talento vada coltivato giorno dopo giorno.
Ma cosa significa esattamente “saper accogliere” qualcuno in un luogo?
Significa mettere a disposizione la propria casa, ristorante, hotel, negozio o spazio che sia e condividere il meglio di sè con chi decide di conoscere il tuo mondo. L’arte di fare accoglienza la ritrovi in un sorriso, nel riconoscere il cliente chiamandolo per nome, nel saper sempre trovare una soluzione, nel ricordarsi un gusto particolare, un desiderio, nel sapere stupire chi ti sta di fronte. E per me stupire significa conoscere alla perfezione cosa sto portando in tavola e raccontarla con la grazia di chi è innamorato di quello che fa e di quello che rappresenta. Questo amore sconfinato vivo ogni giorno accanto al mio compagno di vita e di lavoro Eugenio Boer, chef del nostro amato ristorante.

Perchè ho scelto di fare questo lavoro?
Perchè è il più bello del mondo! Mi raccomando, stupite e lasciatevi stupire, sempre.
Classe 1987, nata a Milano, sotto il segno del Leone.
Mi approcciai al mondo della comunicazione a soli 22 anni mentre concludevo un Master all’Università Cattolica in moda, design e gusto. Una laurea triennale in Linguaggi dei Media dettava già ai tempi che avrei di certo intrapreso il percorso della comunicazione.
Affascinata dal mondo della moda, in una Milano frenetica e caotica, incominciai a scoprire la realtà degli uffici stampa: tre anni da Neil Barrett, due da Andrea Pompilio – l’ex Direttore creativo di Canali – e uno da Costume National. Curiosa e desiderosa di imparare di più, colsi un’opportunità nuova che si trasformò poi in una grande sfida e mi portò ad essere, per strani eventi fortuiti, a dove mi trovo ora.
Abbandonato il fashion world, un giorno, ricevetti una telefonata da uno dei grandi colossi del mondo dell’advertisement: Ogilvy & Mother. Ero stata scelta per creare insieme ad altre due persone la unit di PR che ai tempi ancora non esisteva: una bella sfida, tante emozioni ma chiaramente tanta paura. Scoppia l’amore per il mondo dell’agenzia, del food and beverage e per un senso più ampio del termine “comunicazione’’. I clienti aumentano e il mio portfolio vanta nomi come: “Illy”, “Banca Mediolanum” e “Siemens”.
L’ultimo brand menzionato fu galeotto perchè mi ha permesso di incontrare lo Chef Eugenio Boer, di innamorarmi e di entrare a far parte di un progetto che ora rappresenta la mia e la nostra vita: il ristorante [bu:r] in Via Mercalli a Milano. Ho trovato in questo luogo la realizzazione massima delle mie grandi passioni: cibo e comunicazione. Mi ritrovo, con gioia immensa, a dirigere una sala e ad accogliere le persone che hanno voglia di conoscere la cucina dello chef con cui lavoro che per altro è anche il mio compagno di vita.
Le sfide sono innumerevoli e la strada lunghissima, ma il percorso è quello giusto.
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