La bellezza è alla base della vita, descrive come funziona il mondo ed è elemento fondante del processo di attribuzione di un senso – gentile – allo spazio.
Da architetto, ho istintivamente abbracciato l’idea di tradurre in termini spaziali i valori fondanti di Lusso Gentile, con uno spirito di partecipazione e restituzione di valore alla società. Sappiamo tutti per esperienza quanto gli spazi in cui soggiorniamo influiscano su come ci sentiamo e quindi su come agiamo. Grazie alla ricerca neuroscientifica poi, è ormai noto come la nostra biologia sia largamente influenzata dalla cultura e che noi siamo la sintesi, in continua evoluzione, delle nostre interazioni con l’ambiente fisico e sociale-culturale.
Tra natura e cultura
Conoscere questo ci consente di superare la contrapposizione tra natura e cultura, guardando agli spazi gentili come ad un’opportunità concreta per plasmare la nostra realtà interiore ed esteriore secondo i canoni dell’empatia, dell’accoglienza, della cura: i movimenti del corpo danzano con il movimento del nostro pensiero e viceversa.

L’empatia di uno spazio ha a che fare con la sua fisicità in rapporto alla nostra
Il nostro corpo è il primo e più importante luogo che abitiamo e progettare uno spazio gentile significa includere anche la prospettiva fisiologica e cognitiva, in modo che il nostro ambiente e il nostro corpo instaurino tra di loro una relazione armonica per tutto il tempo in cui entrano in contatto. Quindi il gesto architettonico si fa gentile quando il progettista pensa in modo gentile, cioè ha cura anche delle persone che abiteranno quello spazio, oltre che dello spazio stesso. La fase cruciale per un architetto è sempre quella che precede il disegno, è quel momento in cui mette in gioco tutta la sua capacità di ascolto.
Uno spazio gentile
Perché uno spazio sia realmente gentile, non è sufficiente che sia empatico ma deve anche promuovere la nostra libertà e aiutarci a coltivare la fiducia in noi stessi e la self-compassion, accettandoci come siamo: uno spazio non soltanto ergonomico ma realmente accogliente per tutti, genera nuove occasioni per avvicinarci gli uni agli altri al di là delle differenze. Nella nostra ricchissima lingua, “spazio” è sinonimo di libertà, opportunità, possibilità e si fa gentile proprio quando inizia a parlare la lingua dell’uomo: empatia, cura, accoglienza e rispetto sono caratteristiche umane con cui possiamo rispecchiarci nello spazio, umanizzandolo.
Alla ricerca della bellezza
Uno spazio bello, pensato con cura, coltiva in chi lo vive quel senso di appartenenza che ne aumenta di molto la probabilità di essere mantenuto curato nel tempo e di sopravvivere anche al venir meno della funzione originale per cui è stato realizzato. Cura e bellezza vanno a braccetto, perché la bellezza è sempre la risultante di una serie attenzioni verso l’oggetto che si traducono in un mix particolarmente gradevole per i nostri sensi.

Bellezza e benessere, due facce della solita medaglia
L’estetica e la bellezza sono quindi tutt’altro che elementi frivoli o superficiali e sono fisiologicamente connessi al nostro benessere: il nostro cervello è dotato di “autostrade della bellezza”, ossia dei binari neuronali dedicati alla percezione di ciò che, su base evolutiva, ci ha sempre portato dei vantaggi in termini di sopravvivenza. Questo significa che siamo tutti, più o meno consapevolmente, alla costante ricerca della bellezza intorno a noi e siamo naturalmente portati a ripetere le esperienze che attivano i circuiti neuronali del bello.
La gentilezza come ingrediente progettuale può allora plasmare i nostri spazi e, viceversa, ambienti progettati con cura ma anche curati, rispettosi e amorevoli possono attivare in noi una spontanea risonanza rendendoci più gentili con noi stessi e con chi ci circonda.
Architetto dell’anima
Tanto visionaria quanto pratica, mi troverai sempre impegnata a prendermi cura di qualcuno o qualcosa mentre sorrido con gli occhi. Un amico ha di recente coniato per me la definizione, che mi risuona, di architetto dell’anima. Ottimista fino al midollo, coltivo mutevoli passioni, mentre affondo le mie radici nello sviluppo personale, nella spiritualità e nell’amore viscerale per i miei più importanti maestri di vita: Menta, Pepe e Argo. Nasco figlia di un macellaio, tuttavia la sorte mi ha voluta vegana.


Tanto visionaria quanto pratica, mi troverai sempre impegnata a prendermi cura di qualcuno o qualcosa mentre sorrido con gli occhi. Un amico ha di recente coniato per me la definizione, che mi risuona, di architetto dell’anima. Ottimista fino al midollo, coltivo mutevoli passioni, mentre affondo le mie radici nello sviluppo personale, nella spiritualità e nell’amore viscerale per i miei più importanti maestri di vita: Menta, Pepe e Argo. Nasco figlia di un macellaio, tuttavia la sorte mi ha voluta vegana.
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